19/02/2002
Uccisioni e torture, 50 anni di terrore (l'Avvenire) |
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19/02/2002 |
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19/02/2002
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(lingua: Italiano
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Il 7 ottobre 1950 l'invasione dell'esercito comunista cinese pose fine a un lungo periodo di indipendenza del Tibet. L'annessione venne sancita nell'aprile seguente grazie all'Accordo in 17 punti che gli inviati del Dalai Lama furono costretti a firmare a Pechino sotto minaccia.
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di: Uccisioni e torture, 50 anni di terrore
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Dopo l'insurrezione del 1959 distrutti centinaia di monasteri Uccisioni e torture, 50 anni di terrore
(R.Cas.)
Il 7 ottobre 1950 l'invasione dell'esercito comunista cinese pose fine a un lungo periodo di indipendenza del Tibet. L'annessione venne sancita nell'aprile seguente grazie all'Accordo in 17 punti che gli inviati del Dalai Lama furono costretti a firmare a Pechino sotto minaccia. Nel settembre 1951 le truppe cinesi entravano perciò nella capitale Lhasa, portando a termine l'occupazione del Tibet, anche se questo formalmente continuava a godere di un'ampia autonomia. In realtà il regime cinese si distinse subito per i soprusi contro la popolazione e nel marzo 1959 il tentativo del governo cinese di rapire il Dalai Lama scatenò una insurrezione che fu brutalmente repressa nel sangue. Il leader tibetano, con il suo seguito, fu costretto a fuggire e si rifugiò in India, a Dharamsala, dove vive tuttora con centinaia di migliaia di profughi tibetani e dove guida il governo in esilio. In Tibet i primi anni di dominazione cinese furono terribili: non solo decine di migliaia di persone furono barbaramente uccise, ma i monasteri buddhisti (parte integrante della cultura tibetana) furono distrutti a centinaia, mentre torture e violenze di ogni tipo si perpetuano fino ai nostri giorni. L'obiettivo chiaro del regime cinese è l'eliminazione del popolo tibetano che oggi - grazie alla politica di colonizzazione e alla rigida applicazione del controllo delle nascite - è già minoranza nella sua terra. (R.Cas.)
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