Giovanni Zilioli vive a Fiorenzuola d’Arda (Piacenza), è laureato in filosofia e appassionato di bicicletta. Già membro del Club des Cent Cols, ha portato a termine la Race across America (1998), la Capo Nord-Gibilterra (1996) e il Tour de France no-stop (1996). Nell’autunno del 2005, insieme a cinque amici è partito dalla pianura padana per giungere a Lhasa, la capitale del Tibet. Qui i sei sconsiderati pedalatori hanno inforcato le loro biciclette e hanno cominciato a scalare strade sterrate verso valichi tra i quattro e i cinquemila metri di altitudine, arrivando a Kathmandu, in territorio nepalese. Raggiungere in bici il Tetto del Mondo può essere un’avventura estrema, ma anche rappresentare un percorso spirituale in grado di annientare le barriere razionali per condurre sul terreno del sogno e dell’immaginazione.
Le sue “riflessioni ad alta quota” spaziano dall’incontro con il millenario popolo tibetano al contatto con una natura dalla possente e vertiginosa bellezza, capace di risvegliare l’afflato spirituale assopito nei cuori occidentali. Zilioli ha pubblicato diverse raccolte di poesie, tra le più recenti “La compassione dei vinti” e “Luci della sera”.
Nel suo libro “Sotto i cieli del Tibet” parla di paesi, di città, di montagne, di fiumi, di alberghi, di un popolo animato, fra allegria, feste, pellegrinaggi, in nome della fede assoluta e saldissima malgrado l’occupazione del paese. Affascinato dall'ambiente himalayano, Giovanni è tornato a pedalare fra le genti tibetane, attraversando il Ladakh e di questa impresa dialoga questa sera con Marco Vasta, autore di guide himalayane e Presidente di Aiuto allo Zanskar onlus.
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