Il caso dello Yamdrok Tso non è che un piccolo aspetto dello sfruttamento del “paese delle nevi”. Per risolvere la “questione Tibet” essa va inquadrata nel tema più generale dei rapporti con la Cina. Non vi sono ricette, ma il dibattito ormai non coinvolge solo gli amici del Tibet, come dimostra la lettera da Lei pubblicata riguardo al boicottaggio delle merci cinesi.
Diritti umani, diritti sindacali, rispetto delle normative internazionali che regolano il commercio: questi sono gli strumenti per favorire la nascita della democrazia in Cina e quindi aiutare il Tibet.
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CONTINUANO I MISFATTI DI PECHINO Il tallone della Cina sul Tibet in via di distruzione
Seguo sul giornale la prestazione atletica del clarense Mulonia in Tibet. Dislivelli e quote di partenza rendono notevole l’impresa, senza dimenticare la parte scientifica del tragitto che sembra dare un tocco di novità a quella che è diventata, per cause burocratiche, la riproposizione di un percorso che altri bresciani hanno affrontato negli anni passati (e forse ai divieti non sono estranee le improvvide – anche se plausibili - affermazioni in sede di conferenza stampa).
Il Tibet è un paese che affascina con i suoi spazi, con la sua cultura, ma è anche una nazione che ha visto morire più di un milione di abitanti in cinquant’anni di “liberazione” da parte dei cinesi. Sei milioni di Tibetani diverranno presto minoranza quando sarà terminata la ferrovia Goldmund-Lhasa che faciliterà l’arrivo di alcune decine di milioni di Han (la etnia cinese che controlla la RPC).
La scomparsa del Tibet sarà resa più facile dalla tecnologia che, lungi dal favorire i Tibetani, favorisce solo l’occupazione cinese. Prendo spunto dalla tappa che ha costeggiato lo Yamdrok Tso per fornire un piccolo esempio. Il colore delle acque del lago affascinano i turisti che percorrono la vecchia Friendship Highway da Lhasa a Kathmandu quando giungono al valico del Kanba-la. L'incredibile colore blu è il risultato di un processo oligotropico. Sfortunatamente questo splendore blu non rimarrà lo stesso quando le operazioni di prosciugamento altereranno la qualità dell'acqua del lago. Lo Yamdrok Tso è un lago chiuso, la sua acqua viene prelevata con una condotta che passa sotto il Khamba-la e con ottocento metri di caduta giunge alle turbine poste presso lo Tsangpo-Brahamaputra.
I lavori per l'uso (e la condanna a morte) del lago iniziarono nel 1985. Nel 1991, il cantiere lavorava a pieno ritmo e si prevedeva l'entrata in funzione della centrale nel 1995. Nel 1996, venne ufficialmente confermato che un tunnel era crollato, causando la morte di numerosi operai. Altri 36 milioni di dollari furono stanziati per la ricostruzione del tunnel con speciali condotte di acciaio importate dal Giappone. Il principio di funzionamento della centrale è lo stesso usato dall’ENEL nella centrale di Edolo dove l'acqua che scende dai ghiacci dell'Adamello viene usata per produrre energia nel momento di massimo picco, cioè nelle ore diurne. L'acqua si accumula in un bacino artificiale e da qui è ripompata verso un bacino superiore nelle ore notturne, quando il fabbisogno delle industrie è bassissimo. Lo stesso principio è in atto allo Yamdrok Tso. Le turbine possono invertire il senso di rotazione per funzionare come pompa premente e rimandare l'acqua verso il lago.
Il 19 settembre 2000 l'agenzia di stampa Xinhua annunciava l’entrata in funzione della centrale. Tutto perfetto? Ma no! La rete elettrica di Lhasa non è evoluta e la centrale dello Yamdrok Tso è divenuta la sua maggior fonte di produzione, se non quasi l'unica. Considerato lo sviluppo urbano e soprattutto industriale attorno a Lhasa, difficilmente la rete supporta lo storno di energia da dedicare al ripompaggio: il fabbisogno energetico è tale che l'impianto viene usato al massimo delle sue capacità solo per la produzione e non per il pompaggio.
Ma anche il ripompare l'acqua dal Brahamaputra-Tsangpo, ha conseguenze negative. L'acidità e il grado di mineralizzazione delle due acque sono drasticamente differenti e si avrà la scomparsa dei microorganismi e delle componenti minerali che conferiscono nel lago la sua splendente caratteristica.
Il "progetto di sviluppo" cinese rappresentato dalla costruzione della centrale idroelettrica di Yamdrok Tso si sta mostrando più assurdo e catastrofico del previsto. Ormai è chiaro che il lago è destinato a scomparire.
Soluzioni? Il caso dello Yamdrok Tso non è che un piccolo aspetto dello sfruttamento del “paese delle nevi”. Per risolvere la “questione Tibet” essa va inquadrata nel tema più generale dei rapporti con la Cina. Non vi sono ricette, ma il dibattito ormai non coinvolge solo gli amici del Tibet, come dimostra la lettera da Lei pubblicata riguardo al boicottaggio delle merci cinesi.
Diritti umani, diritti sindacali, rispetto delle normative internazionali che regolano il commercio: questi sono gli strumenti per favorire la nascita della democrazia in Cina e quindi aiutare il Tibet.
Marco Vasta Consigliere Associazione Italia-Tibet
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